L’uomo di Taured e la sua apparizione all’aeroporto di Tokyo continuano ad alimentare interrogativi: si trattava davvero di un viaggiatore tra le dimensioni o solo di un abile truffatore? Una storia che sembra uscita da un romanzo di fantascienza.
Arrivare in un aeroporto con un passaporto in mano e scomparire nel nulla: sembra l’inizio di una serie TV, invece è ciò che avrebbe vissuto il misterioso uomo di Taured nel 1954. Un episodio enigmatico, diventato col tempo leggenda metropolitana. Ma cosa si cela davvero dietro questa vicenda? Un esperimento fallito, un errore burocratico, oppure una crepa tra mondi paralleli?
Chi si appassiona di misteri internazionali o storie al limite del paranormale, troverà in questo racconto pane per i propri denti. Ma attenzione: scavando tra documenti, testimonianze e tracce digitali si finisce per mettere in discussione perfino la natura della realtà. Sarà il caso di fidarsi dei ricordi, delle prove scritte o del passaparola che ha alimentato il mito?
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Il caso dell’uomo di Taured: tra passaporti misteriosi e sparizioni impossibili
Nel cuore dell’estate del 1954, all’aeroporto di Haneda, in Giappone, un uomo si presenta ai controlli con un passaporto mai visto prima. Il documento indica come paese di provenienza Taured, una nazione che, semplicemente, non esiste. Nessuna traccia sulle mappe, nessun dato nei registri doganali. L’uomo, elegante, con l’aspetto da uomo d’affari e denaro proveniente da diverse nazioni, appare assolutamente convinto della sua provenienza. Anzi, afferma che Taured esiste da oltre mille anni.
Alla richiesta delle autorità di indicare il suo paese su una mappa, punta un’area tra Francia e Spagna, vicino ad Andorra. Ma lì, si sa, non esiste nulla con quel nome. L’uomo sembra sinceramente confuso dalla reazione degli agenti: secondo lui, Taured è un paese assolutamente reale. Mentre viene trattenuto per accertamenti in una stanza chiusa e sorvegliata, scompare. Letteralmente svanisce. Nessun segno di fuga, nessuna finestra rotta. Solo il mistero.
La vicenda ha fatto il giro del mondo, ripresa da blog, documentari e podcast. Molte versioni aggiungono dettagli suggestivi: l’uomo sarebbe stato una spia, un crononauta, o addirittura una creatura interdimensionale. Alcuni racconti affermano che fosse stato poi internato in un manicomio, altri che fosse riuscito a scappare da una stanza d’hotel sigillata.
Col passare del tempo, le versioni si sono moltiplicate, alimentando un’aura da leggenda urbana. E come ogni leggenda che si rispetti, le domande restano: è tutto inventato, oppure una parte di verità si nasconde tra le righe del mistero?
Taured o Tuared? Il possibile collegamento con un fatto reale
Negli ultimi anni, qualcuno ha provato a collegare la leggenda dell’uomo di Taured a un episodio documentato realmente nel 1959. Il protagonista è John Alan Zegrus, arrestato in Giappone con un passaporto falso rilasciato da “Tuared”, una nazione altrettanto inesistente. Il passaporto, redatto in una lingua artificiale, risultava rilasciato a Tamanrasset, città dell’Algeria reale ma utilizzata qui come parte di un’identità costruita ad arte.
Zegrus, accompagnato da una moglie coreana, aveva tentato di incassare assegni falsi in varie banche di Tokyo. Alla fine venne processato, condannato a un anno di prigione e infine rimpatriato. Durante il processo, raccontò una serie di storie incredibili: missioni segrete, spionaggio internazionale, viaggi attraverso continenti. Ma nessuno riuscì mai a stabilire la sua vera identità.
L’assonanza tra “Tuared” e “Taured”, la natura del documento e il contesto temporale simile (anche se sfasato di qualche anno), fanno pensare che questo evento reale possa aver ispirato, o confuso, la nascita della leggenda. Una piccola distorsione del nome, un’aggiunta narrativa qua e là, ed ecco che il truffatore Zegrus si trasforma nel viaggiatore tra le dimensioni.
Viaggiatori tra le dimensioni o semplici leggende urbane?
Nel tempo, la storia dell’uomo di Taured è diventata una delle più iconiche tra quelle associate al concetto di universi paralleli. Un uomo che arriva da un mondo che non esiste nel nostro, che conosce una geografia diversa, una storia diversa, e che poi sparisce nel nulla. Un racconto perfetto per chi ama speculare su wormhole, salti quantistici, o viaggi nel tempo.
Ma c’è chi preferisce interpretare l’intera vicenda come una performance di truffa ben congegnata o una burla alla Borges, fatta apposta per confondere, stimolare e meravigliare.
Le leggende metropolitane, in fondo, nascono spesso da eventi reali che si trasformano nel tempo. Una piccola bugia, una mezza verità, e poi il tam-tam del web che amplifica, aggiunge, trasforma. Il caso di Taured insegna quanto sia facile, oggi più che mai, prendere un racconto e farlo diventare virale, fino a sfuggire al controllo.
Tuttavia, è proprio questa incertezza a renderlo così affascinante. Se fosse tutto vero, cosa significherebbe? Che la realtà è più fragile di quanto si crede, che esistono passaggi tra mondi, o che il tempo stesso può essere manipolato?
E se fosse solo una storia inventata, cosa ci racconta sul bisogno umano di credere nell’incredibile?
A volte, le storie che ci restano impresse non sono quelle vere, ma quelle che potrebbero esserlo. Il mistero dell’uomo di Taured continua a far parlare di sé perché tocca corde profonde: il desiderio di esplorare l’ignoto, la paura dell’inspiegabile, e quella sottile vertigine che si prova davanti a qualcosa che semplicemente non si riesce a spiegare.
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