Gli unicorni sono creature mitologiche dal significato profondo e dalle origini antichissime, ma è curioso notare quanto siano ancora oggi protagonisti della cultura pop e dell’immaginario collettivo. Cosa rende questo animale fantastico così irresistibile?
Non servono lauree in mitologia per rimanere incantati di fronte a un unicorno, anzi. Bastano una tazza da colazione decorata, una maglietta pastello o anche solo una gif animata per riportare alla mente un senso di magia e libertà. Ma dietro la superficie luccicante si nasconde un mondo affascinante fatto di storie antiche, significati simbolici e ritorni ciclici nella moda e nell’arte.
Sì, perché non si parla solo di cartoni animati o gadget per bambini. Gli unicorni affascinano anche adulti, artisti, designer e persino filosofi. Ed è proprio questo dualismo tra infantile e profondo che li rende così speciali.
Indice
Un salto nel mito: partiamo da Plinio
Prima ancora di diventare protagonisti di cartoni animati o illustrazioni zuccherose, gli unicorni erano descritti con una certa precisione. Nelle leggende si parlava di un animale simile a un cavallo, ma con un corpo più slanciato, spesso bianco candido, simbolo di purezza. Aveva uno sguardo fiero, occhi intensi e, naturalmente, quel lunghissimo corno a spirale al centro della fronte, spesso dorato o argentato, che sembrava raccogliere tutta la sua magia. A volte veniva rappresentato con la coda di un leone o con zoccoli di cervo, a rendere il tutto ancora più surreale.
La figura dell’unicorno non nasce sui social o nelle favole moderne, ma affonda le sue radici in epoche lontanissime. Spuntano qua e là in vecchissimi testi indiani e persiani, poi riemergono tra le righe di scrittori come Ctesia o Plinio il Vecchio. Non li descrivono come esseri immaginari, ma come creature reali, quasi sfuggenti, difficili da trovare e impossibili da domare. Si raccontava avessero una forza fuori dal comune e, dettaglio non da poco, un corno capace di fare miracoli. Curare veleni, purificare, proteggere… sembrava che quell’unico corno valesse più di mille amuleti.
Nel Medioevo, l’unicorno assume un significato ancora più simbolico: viene visto come incarnazione della purezza, della verginità e della verità divina. Le miniature e gli arazzi lo raffigurano spesso mentre posa il capo sul grembo di una vergine, in una chiara allegoria cristiana. In molte culture, si credeva addirittura che il suo corno (detto “alicorn”) avesse il potere di neutralizzare i veleni e guarire ogni male.
Arriviamo fino a Harry Potter: chi ha ucciso l’unicorno?
Spoiler? Nessuno (a parte Voldemort). Ma prima ancora del Rinascimento, è curioso pensare a quanto queste creature fossero ritenute reali. Pare che per secoli i cosiddetti “corni di unicorno” circolassero nei mercati europei, venduti a peso d’oro. In realtà, si trattava spesso di denti di narvalo, un cetaceo artico con un lungo dente a spirale che spunta dalla mascella. Nessuno all’epoca lo conosceva, quindi era facile credere che si trattasse davvero di resti di unicorni. Anche per questo, per molto tempo, si è creduto che esistessero davvero.
Ma è con il Rinascimento che qualcosa cambia. L’unicorno inizia a essere ritratto anche come simbolo di potere e nobiltà, presente negli stemmi araldici e nei racconti esoterici. E oggi? Beh, oggi lo si trova ovunque: da Harry Potter a My Little Pony, da collezioni di moda a pasticcerie arcobaleno.
Perché gli unicorni piacciono ancora così tanto?
A questa domanda non c’è una risposta unica, ma ci sono tanti spunti da considerare. Innanzitutto, l’unicorno è un animale che non esiste nella realtà. E proprio per questo, rappresenta ciò che sfugge al controllo, all’ordinario, al prevedibile. È l’eccezione, l’essere che rompe le regole, che suggerisce un altrove più puro, più bello, più libero.
In un mondo dominato da algoritmi, velocità e pragmatismo, l’idea di qualcosa di incontaminato e fantastico ha un fascino che conforta e rassicura. Gli unicorni sono la fuga estetica da un quotidiano spesso troppo grigio.
Ma ci sono anche altri motivi:
- La loro estetica colorata e fiabesca si presta benissimo alla comunicazione visual.
- Hanno un forte valore simbolico legato alla libertà, alla diversità e all’indipendenza.
- Sono perfetti per trasmettere positività e leggerezza in un’epoca sempre più stressante.
Non è un caso che siano diventati un’icona del movimento LGBTQ+, un simbolo di unicà e orgoglio personale.
Unicorni nella moda, nel design e nella cultura pop
Il ritorno degli unicorni non è solo un vezzo decorativo: è un fenomeno culturale. Basta dare uno sguardo alle collezioni di brand come Moschino o alle capsule di make-up ispirate al mondo fatato per rendersene conto. E come ignorare il boom di dolci a forma di unicorno, torte arcobaleno, slime glitterati o gadget kawaii?
Questo successo si spiega anche con la voglia di recuperare un immaginario infantile in chiave ironica e consapevole. Si tratta di un mix tra nostalgia e autoespressione: usare un unicorno su uno zaino o su un paio di scarpe significa non prendersi troppo sul serio, ma anche rivendicare un modo di essere fuori dagli schemi.
Non mancano poi le reinterpretazioni artistiche, come quelle in chiave dark o cyberpunk. Un unicorno nero con occhi rossi in un mondo post-apocalittico? Già visto. Perché ogni epoca, anche la più disillusa, ha bisogno del suo tocco di magia.
Curiosamente, perfino in ambito tecnologico la figura dell’unicorno ha assunto un altro significato: si parla di startup unicorno per indicare quelle aziende che raggiungono valutazioni miliardarie, come simbolo di rarità e successo eccezionale.
In fondo, siamo tutti un po’ alla ricerca di un unicorno
Che sia per gioco, per stile o per bisogno di evasione, l’unicorno continua a rappresentare qualcosa che manca nella vita quotidiana. Un sogno, una speranza, un ideale che non si può afferrare ma che si desidera.
E forse è proprio questo il suo segreto: non importa che sia reale, importa che ci si creda. Un po’ come succede con l’amore, con l’arte o con la libertà. E allora perché smettere di cercarlo?
Dopotutto, anche se è invisibile, un unicorno è sempre dietro l’angolo. Basta sapere dove guardare.
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